Incontriamo Veronika Gábor

Dal 2012 lavora per l’Holocaust Memorial Center, per l’organizzazione civile March of the  Living e anche per la fondazione Raoul Wallenberg in Ungheria. La sua più grande missione è quella di plasmare le menti delle generazioni future, fornendo loro le informazioni e le storie personali delle vittime attraverso l’organizzazione di visite guidate al Memorial Centre e di conferenze. L’obiettivo principale è quello di instillare nella loro mente delle idee e di lasciare che queste attechiscano. Lei è molto convinta del fatto che alla base della radicalizzazione vi sia la mancanza di informazioni. Molti movimenti radicali non esisterebbero nemmeno se i loro membri conoscessero le orribili atrocità che hanno segnato la nostra storia.

Il momento rivelatorio

Durante la sua adolescenza e anche nel corso dei suoi vent’anni, Veronika non era molto interessata allo studio della storia ebraica e dell’Olocausto, nonostante gli incoraggiamenti di Zita, sua sorella, e le sue ben note attività in questo campo. Tutto cambiò nel 2006, quando sua sorella morì, stimolando Veronika ad impegnarsi e a onorare così la memoria della sorella. Da quel momento in poi, come parte del suo processo di lutto, Veronika si è impegnata a continuare l’opera avviata da sua sorella. Fu allora che si rese conto che alla fine tutte queste lotte acquiseranno un senso e che vale sempre la pena di lottare per una buona causa.

La prima vittoria

Per Veronika, le vittorie derivano dai momenti in cui si rende conto che qualcosa è cambiato nella mente dei giovani, quando osserva dei cambiamenti nel loro comportamento verso gli altri e vede in loro nascere e crescere dei nuovi atteggiamenti.

Gli incidenti di percorso

Lavorare con i bambini non è una cosa facile da fare e nella sua attività didattica ha incontrato molti giovani aventi delle opinioni molto rigide, quasi impossibile da cambiare. Veronika ritiene che questi sono spesso causati dagli atteggiamenti dei genitori e dei coetanei. Ma la consola pensare che questir ragazzi non detengono un sistema di valori stabile, la maggior parte di loro sono stati trascurati, abusati o ignorati all’interno della propria famiglia e dimostrano un forte desiderio di appartenere a una comunità.
Questo è esattamente il problema: i gruppi estremisti sono a conoscenza di queste vulnerabilità e cercano di stabilire con loro le connessioni di cui questi avevrtono la mancanza.

L'estremismo spiegato ad un bambino di 5 anni

Veronika solitamente lavora con i giovani di età superiore ai 12, ma i programmi nei quali è coinvolta si rivolgono anche ai bambini più piccoli, ponendo una forte enfasi sull’empatia e la tolleranza. Tutti hanno bisogno di capire che ci sono delle persone che sono nate in famiglie diverse e  socialmente svantaggiate. Eppure, nascere in un contesto diverso o peggiore rispetto a un altro non significa che le persone debbano essere trattate in modo diverso, in nessun caso.

Meccanismi di adattamento

Veronika è consapevole del fatto che a volte si trova ad affrontare dei giovani che ignorano completamente le sue idee, tuttavia ha anche imparato che spesso la cosa più importante è l’empatia. Lei si rivolge a questi giovani loro nello stesso identico modo in cui si rivolge ai giovani più entusiasti, senza fare alcuna differenza. Lei è curioso di sapere le loro idee e le accetta per quello che sono. La tolleranza può essere appresa solo attraverso l’esempio, mostrando altrettanta tolleranza. Dobbiamo essere aperti alle idee divergenti, non importa quanto scomode possa essere.

Confessioni di un'instancabile attivista

A volte si sente sopraffatta dall’intensità del suo lavoro, ma ha un obiettivo chiaro nella sua mente che la spinge a proseguire. Fortunatamente, riceve i giusti segni al momento opportuno che le ricordano di dover continuare a restare concentrata. La maggior parte del tempo, questi segnali si presentano sotto forma di una piccola scintilla negli occhi di un ragazzo. Chi oserebbe mai pensare di rinunciarvi?

Suggerimenti per gli attivisti indecisi

Se si assiste a un episodio in cui una persona è vittima di bullismo, viene umiliata o molestata, in questi casi bisognerebbe alzare la voce. Questo comportamento dovrebbe essere ovvio e naturale. Se non facciamo così, si diventa “sostenitori” dei radicali, agendo da spettatori silenziosi. Il consiglio di Veronika è molto diretto: non abbiate paura di reagire o di sostenere chi ne ha bisogno.

Risposte adeguate per situazioni di disagio

Nel caso si ottengano dei risultati contrari alle aspettative, in base alla situazione, occorrerà procedere gradualmente; In molti casi, dire una parola amichevole alla persona esclusa è abbastanza per evitare che la situazione si aggravi ulteriormente. Supportare qualcun altro attraverso questi semplici gesti è sicuramente meglio del silenzio. Ci sono molti modi per reagire, ma tutte queste azioni devono essere attentamente selezionate in funzione del contesto, dell’esperienza e delle proprie capacità. Mai dimenticare che in qualunque contesto ci troviamo, siamo sempre in grado di scegliere come agire.

In memoria di Zita