Incontriamo Tiziana Montalbano

Tiziana Montalbano è un’esperta di comunicazione digitale e lavora in qualità di editor nell’ambito dei social media e del marketing digitale per l’associazione Parole Ostili, avendo conseguito una laurea in Scienze della Comunicazione.
Il momento rivelatorio
Per Tiziana non c’è stato un episodio in particolare che ha determinato la sua volontà di combattere l’estremismo, si è semplicemente resa conto che il mondo online stava riempendosi sempre più d’odio. C’era una generale difficoltà nella gestione degli account dei social network delle società. Lei e altri colleghi si resero conto che avevano bisogno di cambiare la tendenza dello stile comunicativo e, in qualità di esperti della comunicazione,cominciarono a organizzarsi. Tale organizzazione è poi diventata ciò che è oggi Parole Ostili.
La prima vittoria
Il percorso seguito dal programma di comunicazione non ostile è di per sé un successo. Fino ad oggi hanno raggiunto più di 100.000 bambini / studenti e 30.000 insegnanti.
Gli incidenti di percorso
Nonostante avessero raggiunto questo enorme successo nelle scuole, tale successo non venne raggiunto dalle campagne che avviarono per convincere i politici a cambiare il loro modo di comunicare. Solo i sindaci di Torino e Milano firmarono il programma di comunicazione non ostile. Tuttavia, Tiziana è sicura del fatto che questo rappresenta un primo segno di rottura del ghiaccio e che molti altri seguiranno l’esempio.
Meccanismi di adattamento
Lei è consapevole del fatto che il suo è un lavoro che comporta dello stress e che la soluzione è affrontarlo non individualmente ma come una squadra. Lei e i suoi colleghi si dimostrano continuamente reciproco supporto.
L'estremismo spiegato ad un bambino di 5 anni
Nelle scuole, Tiziana ed i suoi colleghi hanno cercato di spiegare ai più piccoli come affrontare e come prevenire il linguaggio dell’odio. Hanno fatto una traduzione, una riscrittura del loro programma per i bambini, impiegando un linguaggio semplice e dei concetti di base che riprendevano i 10 punti presenti nel programma originale. Ad esempio, il quinto punto diceva che “le parole sono un ponte”, che ci sono delle parole che fanno ridere e che fanno del bene, facendoci sentire meglio quando le diciamo. Allo stesso modo, i discorsi di incitamento all’odio generano dolore e sofferenza.
L'estremismo spiegato a parenti e amici
Il linguaggio che usiamo e che ci siamo abituatoi ad usare è diventato molto fragile. Anche in conversazioni faccia a faccia è adesso consueto utilizzare toni molto aggressivi. Gli esempi più aggressivi sono per lo più osservabili online, a causa della presenza dello schermo, ma ora anche offline sono diventati piuttosto comuni. Tiziana ritiene che ciò meriti di essere fatto notare alle persone, non solo all’interno di un gruppo di amici e di parenti, ma anche più semplicemente in luoghi comuni come al supermercato.
Confessioni di un'instancabile attivista
La cosa che la motiva di più a continuare è la sua convinzione che attraverso corsi di formazione costanti, continui e di lunga durata, lei e i suoi colleghi riusciranno ad acquisire l’opportuna consapevolezza per affrontare e successivamente ridurre la diffusione dei discorsi di incitamento all’odio. Hanno già notato come le nuove generazioni si stiano abituando a gestire sempre più sesso delle situazioni di odio. È una lunga strada da percorrere e richiede costante perseveranza e impegno, ma possono essere raggiunti importanti miglioramenti.
Alcuni pensieri per gli attivisti indecisi
Tiziana ritiene che è difficile rispondere all’odio e reprimerlo e che ciò richiede di sostenere uno stress notevole. Anche se i messaggi non ostili sono molto più diffusi dei messaggi di odio, i messaggi di non ostilità sono più silenziosi e discreti. Quelli che vogliono impegnarsi spesso lo fanno in silenzio, in modo non visibile. A chi è interessato a impegnarsi più attivamente, Tiziana suggerisce di trovare e di ricorrere a delle “parole ponte”. A volte, quando non si trovano tali parole, è meglio comunicare con il silenzio.
Risposte opportune in situazioni scomode
Lei pensa che non si possano adottare delle strategie per evitare di esporsi al rischio, dal momento che non si diventa bersagli di odio per decisione propria, ed è per questa ragione difficile da prevenire. Si può tentare di elaborare delle misure di tutela ma la verità è che non ci sono e la responsabilità grava sull’aggressore, non sulla vittima.
Sfida l'attivista che è dentro di te
Combattere l’estremismo richiede un sacco di pazienza. Questo è un problema etico, che va al di là dell’avere degli impegni o dellescarse possibilità economiche. Come ogni problema etico, solo quando ne riconosciamo la sua importanza troviamo il tempo per affrontarlo. Dobbiamo lavorare sulla consapevolezza, prima di tutto.