Incontriamo Silvia Burcea
Silvia, oltre ad essere laureata in scienze politiche, possiede una laurea specialistica nell’ambito della Parità di Genere e delle Politiche Pubbliche conseguita presso l’Università di Bucarest. Nel 2013, dopo aver completato il suo tirocinio di un anno presso ActiveWatch, ha avuto un assaggio di attivismo e si è unita al Partnership Center for Equality, una ONG con sede a Bucarest che agisce contro la disuguaglianza di genere. Attualmente sta lavorando per Save the Children Romania all’interno di un progetto dedicato alle donne che si trovano nelle aree svantaggiate e che necessitano di cure mediche e sociali.
Il momento rivelatorio
Nel corso della sua infanzia, notò come i ragazzi e le ragazze venissero trattati in modo diverso, anche nell’area giochi dove lei voleva giocare a calcio, uno sport tipicamente maschile. Crescendo si è resa conto di come i ruoli di genere abbiano implicazioni ancora più gravi. Nonostante lei non fosse necessariamente in grado di comprendere ancora concetti come “il femminismo” o i “ruoli di genere”, maturò un vivo interesse e curiosità in merito alla persistenza delle disuguaglianze di genere. L’attivismo l’ha aiutata a mettere in pratica ciò che credeva fosse giusto fare e ad allineare la sua formazione accademica con delle azioni concrete tese ad affrontare i temi della giustizia sociale e della discriminazione delle donne.
La prima vittoria
Per Silvia ogni interazione con delle povere ragazze che diventano finalmente consapevoli dei loro diritti e delle proprie esigenze, senza provare alcun senso di colpa o di abbandono, costituisce una piccola vittoria. Occorre una grande capacità di persuasione e diplomazia affinché queste ragazze possano ottenere il minimo riconoscimento dei propri diritti.
Gli incidenti di percorso
In generale, Silvia si sente piuttosto frustrata dal fatto che il femminismo venga frainteso o non preso in considerazione perfino dai sostenitori stessi della parità di genere. Non riesce a capire il motivo per cui il femminismo sia etichettato come se fosse un movimento radicale.
Meccanismi di adattamento
Anche se il lavoro di Silvia richiede l’impiego un sacco di tempo e di risorse, le mantiene un atteggiamento positivo e realistico: “Roma non è stata costruita in un solo giorno”. Più si immerge nelle sfide che i gruppi vulnerabili si trovano quotidianamente ad affrontare, più apprezza il valore delle vittorie che riesce a conseguire, anche di quelle più piccole.
L'estremismo spiegato ad un bambino di 5 anni
Quando non vi è permesso entrare al parco giochi, solo perché altri individui o gruppi ritengono che a causa del colore della vostra pelle o del modo in cui parlate non siete ababstanza alla moda per unirvi a loro, si è di fronte a un valido esempio di discriminazione.
Suggerimenti per gli attivisti indecisi
Un’attivista deve essere consapevole di come il cambiamento avvenga in modo graduale. Invece di puntare esageratamente in alto, bisognerebbe creare delle reti di persone che condividono i vostri stessi valori e interessi. Ciò vale anche per lo sviluppo di contro-narrazioni online.
I potenziali attivisti e professionisti delle ONG dovrebbero riflettere sul loro atteggiamento generale e sulle narrazioni che a volte risultano elitarie o di nicchia. In alcuni casi, la radicalizzazione potrebbe essere una conseguenza del fraintendimento.
Risposte opportune in situazioni scomode
Quando si affrontano delle opinioni e degli atteggiamenti radicali, si deve essere consapevoli di stare attraversando un campo minato. Le possibilità di far cambiare idea alle persone costringendo gli alri a fare ciò che si ritiene giusto ed etico sono alquanto limitate, se non nulle. Fate in modo di mantenere il dibattito il più civile possibile, altrimenti fermatevi e fate un passo indietro quando non c’è spazio per affrontare altri argomenti. In nessun caso: non rispondete con inciviltà all’inciviltà.
Sfida l'attivista che è dentro di te
Silvia ritiene che fare del volontariato impegnandosi in una causa sociale è il modo migliore per uno studente che frequenta la scuola superiore per sviluppare gli strumenti necessari e le opportune risposte utili a far fronte all’estremismo e alla radicalizzazione. Se la nave è salpata, le cose si possono correggere più tardi nella vita. Anche i giovani professionisti attivi potrebbero dedicare una parte del loro tempo e competenze all’interno di un’ONG impegnata in una causa in cui credono.