Incontriamo János Wagner

Originariamente un informatico, János Wagner ha anche studiato sociologia, studi deliberativi e lo sviluppo della comunità e ora lavora come mediatore e formatore sulla inclusione dei Rom in Ungheria Fondazione Partners. Il suo lavoro coinvolge la prevenzione e risoluzione dei conflitti. Ciò che rende speciale il suo lavoro è che la sua organizzazione non si limita a dare consigli astratta alle aree in cui esistono i conflitti, ma piuttosto cerca di trovare soluzioni su misura che coinvolgono tutte le parti interessate locali.

La prima vittoria

Non ricorda la sua prima vittoria, ma ritiene ogni progetto o corso di formazione che sta cambiando delle persone come una prorpia vittoria. E ‘una sensazione incredibile quando i suoi allievi iniziano a vedere altre persone in modo diverso rispetto a prima. Questa non è una cosa facile da fare e le cose non vanno sempre in questo modo. Uno dei tropi razzisti più diffusi è: “Io non sono un razzista, ma”. E ‘difficile trovare gli argomenti giusti, quando le persone non considerano il loro parere come razzista, quando questi pregiudizi emergono in modo automatico. Ma alla fine, non è così importante, perché le persone che veramente entusiaste vedono molto chiaramente che è quasi impossibile eliminare completamente questi atteggiamenti e i pregiudizi. Invece, è più utile concentrarsi su questioni pratiche e vedere come la vita della comunità possa essere resa migliore in futuro.

Gli incidenti di percorso

János interpreta le sconfitte come delle vittorie in attesa di realizzarsi, sapendo bene come entrambe facciano parte della storia. . Tempo e impegno da investire in una causa di solito consnetono di prevedere un finale di successo. Questo apre la comunità a nuove idee che consentono di risolvere il conflitto.

Meccanismi di adattamento

Questo è esattamente ciò che consente a János di andare avanti: le esperienze positive delle persone con le quali la sua organizzazione lavora. Quando affronta delle difficoltà, perfino in caso di situazioni senza speranza o molto contraddittorie, pensa a come potrebbe contribuire a trovare una soluzione al problema, come potrebbe rendere la vita degli altri migliore con le risorse che lui e la sua organizzazione sono in grado di offrire.

L'estremismo spiegato ad un bambino di 5 anni

János non ritiene necessario spiegare il razzismo o l’estremismo ai bambini piccoli, dal momento che pensano in modo molto diverso rispetto agli adulti. A loro non importa delle eventuali differenze e non vi prestano attenzione. Per i ragazzi più grandi, lui ritiene che sia invece utiles piegare i meccanismi sociali che sono coinvolti nella creazione e propagazione di questi atteggiamenti. Nessuno nasce razzista. La gente impara questi atteggiamenti tesi ad escludere gli altri. In particolare, quando si  attraversa un momento difficile, è facile incolpare qualcun altro dei propri problemi. Ma nel lungo periodo, ciò non è un bene per la società.
Tutti nasciamo privi di pregiudizi. I bambini li apprendono attraverso i genitori,  gli insegnanti o in seguito dai media. La società li spinge a pensare che ci siano delle differenze cruciali tra la gente, che certe persone valgono meno di altre o di se stessi. Il modo in cui i bambini vengono cresciuti è un fattore molto importante. Se crescono in una famiglia che promuove la tolleranza, il rispetto per la diversità e l’inclusione, sarà del tutto naturale per il bambino seguire quel modello.

Suggerimenti per gli attivisti indecisi

János ritiene che quando si cerca di combattere l’estremismo, il modo migliore di influenzare gli altri sia quello di mostrare le proprie esperienze personali. Se qualcuno vede un’altra persona vittima di bullismo o umiliata, è importante riflettere a fondo sul perchè ciò sia potuto accadere, quali possano essere state le ragioni e se ciò è accettabile per noi. Infine, è anche importante riflettere su ciò che si potrebbe fare per capire meglio tali fenomeni. L’empatia è una questione fondamentale. Provate a immaginare come l’altra persona si possa sentire  in tale situazione.
I giovani raramente condividono i loro problemi con i loro genitori o con gli insegnanti. Preferiscono rivolgersi  agli amici e ai propri compagni di classe. Minore è la differenza di età e più sarà facile per loro accettare i consigli degli altri. Se si desidera modificare gli atteggiamenti di qualcuno, è meglio che un coetaneo sia presente, in quanto capace di “utilizzare lo stesso linguaggio di quella persona”. Occorrerebbe offrire supporto a queste persone munendoli degli strumenti e delle conoscenze necessarie.

Sfida l'attivista che è dentro di te

I giovani devono essere consapevoli che spesso non sono necessari grandi sforzi per cambiare il mondo. Se delle persone si fanno delle foto con alle spalle dei graffiti che mirano a umiliare un gruppo minoritario, non si può che prendere le distanze da loro o dire loro che ciò che fanno non è divertente. E ‘importante essere consapevoli delle vostre opinioni e cercare di allontanare la pressione sociale che si potrebbe avvertire. Se credi che i tuoi amici stiano seguendo un percorso che non condividi, cercare di costruire dei rapporti con persone che la pensano come te.
A prima vista, potrebbe sembrare che l’appartenenza a un gruppo estremista sia una cosa bella. Pertanto, è molto importante avere la propria rete di amici con i quali potere discutere di questi problemi, riflettendo sulle ragioni e forse fare qualcosa, specie se uno dei vostri amici sta venendo sempre più influenzato da idee estremiste.