Incontriamo Eszter HAJDÚ

Eszter è nata a Budapest nel 1979. Lei è un regista, una esperta di media qualificata, una sociologa, e molto altro ancora. Ma ancora più importante, lei è una donna coraggiosa che cattura con la propria fotocamera le realtà sensibili dei più gruppi vulnerabili esistenti nelle nostre società.
Negli anni, Eszter ha prodotto molti documentari, la maggior parte dei quali è stata premiata sia a livello nazionale che a livello internazionale. Senza dubbio “Judgement in Hungary” (2014) è uno dei documentari più visti e premiati della sua carriera, che è stato proiettato in 48 paesi e ha vinto 19 premi. All’interno di “Giudizio in Ungheria”, Eszter racconta la storia brutale di una serie di omicidi che hanno colpito le famiglie rom, documentando la gestione del caso ogni giorno per tre anni.
Lei crede che imparare a consocere gli altri e ad accettarli sia la chiave per trovare l’armonia dentro di noi e nel nostro mondo. Lei si concentra regolarmente su persone e gruppi che vengono esclusi dalla società. Presentandoci le loro vite individuali e i loro drammi, i suoi film offrono la rappresentazione delle più grandi questioni sociali dei nostri tempi.

Il momento rivelatorio

Molti anni fa Eszter lavorava per una stazione radio e in quel periodo lei insistette per la produzione di una relazione speciale su un progetto sociale. Il progetto era stato avviato a Tarnabod (Ungheria) e si rivolgeva a famiglie di senzatetto che avrebbero potuto trarre beneficio dalla possibilità di abitare case in cui iniziare una nuova vita. Eszter ha voluto raccontare la storia di integrazione di queste persone nella vita della comunità e lo sviluppo del progetto. Ma per qualche motivo, la radio decise che non erano in grado di prepararlo. Quello fu il momento in cui lei decise che lo avrebbe fatto lo stesso, utilizzando solo una telecamera e disponendo di un solo cameraman.

Gli incidenti di percorso

Eszter potrebbe essere descritta come una persona resiliente e persistente, che non si arrende facilmente. Lei riesce a rispettare i suoi obiettivi e custodirli per dopo. I fallimenti sono capiti da lei in modo diverso: sono solo temporanei e servono come una sorta di promemoria che ha bisogno di essere paziente fino a quando l’occasione perfetta arriva.
Quando si tratta di parlare di come la comunità rom viene socialmente percepita, lei vorrebbe cambiare la narrazione della cosiddetta questione dei rom in Ungheria. Accettando e promuovendo l’idea dell’esistenza di una questione dei rom, non si può che sottolineare l’idea che ci sia qualcosa che non va nella comunità rom e che questi rappresentino un problema che deve essere risolto. Preferirebbe parlare della questione legata all’estremismo e di come questo problema potrebbe essere risolto, di come potremmo contribuire nel fare cambiare idea alla gente che facilmente esterna odio e pregiudizi. Non si tratta di un semplice tentativo da compiere, poiché chiunque elabora dei pregiudizi di vario livello, pertanto tutti hanno bisogno di lavorare costantemente per ridurli.

L'estremismo spiegato ad un bambino di 5 anni

Eszter invita a ricorre a una formulaizone chiara e precisa che farebbe capire sia a un adulto che a un bambino l’essenza e il rischio degli estremismi. Il primo livello di consapevolezza inizia con la comprensione che ogni individuo è diverso dagli altri in molti aspetti. E non v’è assolutamente alcuna ragione per la diffusione di odio solo perché siamo diversi.

Confessioni di un'instancabile attivista

Lei si descrive come una persona testarda e pienamente determinata soprattutto quando si tratta di occuparsi di temi delicati che scatenano la formazione di pregiudizi nella società. Più un soggetto è evitato o nascosto dalla pubblica opinione, più lei userà tutte le sue risorse per documentarlo. Ma quel che è ancora più importante è che il suo agire è guidato dalla sua curiosità, cercando sempre di trovare la storia che sta dietro la storia.
Il percorso di Eszter sarebbe stato diverso se non fosse stato per sua nonna, una donna sopravvissuta all’Olocausto, che le ha insegnato a essere positiva, tollerante e concentrata in quello che fa al fine di rendere il mondo un posto migliore per tutti.

Meccanismi di adattamento

Lo stress emotivo è piuttosto comune quando si documentano storie scioccanti che rivelano il lato oscuro della natura umana. “Judgement in Hungary” è stato estremamente impegnativo perché lei ha dovuto documentare per tre anni i sordidi dettagli di un omicidio seriale che ha colpito i membri di una comunità rom. Nonostante questo carico emotivo, Eszter si è dedicata al documentario e ha soppresso lo shock emotivo in ​​un modo molto professionale, perché voleva consegnare alle generazioni future la storia completa. La sua missione e la sua dedizione rappresentano una liberazione emotiva.

Suggerimenti per gli attivisti indecisi

Eszter sa che l’attivismo dipende moltissimo dalla famiglia. Se non si viene cresciuti all’interno di un ambiente tollerante, molto probabilmente si avranno difficoltà nella vita a riconoscere perfino quando qualcuno viene aggredito solo a causa della propria appartenenza a un gruppo minoritario.
Non è una persona a cui piace molto dire alle persone cosa “è sbagliato” o  cosa “è giusto”. Perché ciò che è moralmente giusto è evidente a tutti, se si ha la pazienza di pensare più in profondità. Lei è molto fiduciosa del fatto che se una persona diventa spettatrice di un’azione razzista, nel caso in cui questa venga emotivamente influenzata da tale episodio, ciò potrebbe portare a un processo di riflessione interna che alla fine porterebbe a compiere le scelte giuste. Anche se le persone ricevono consigli pratici, se manca la riflessione, le probabilità di successo sono basse.

Sfida l'attivista che è dentro di te

Eszter pensa che uno dei problemi è che i giovani che decidono di unirsi ai gruppi estremisti si percepiscono anche loro come delle vittime. Al fine di superare questa auto-vittimizzazione, cercano di opprimere gli altri gruppi che poi diventano le vittime della loro violenza. Se l’autostima di questi giovani venisse rafforzata, potremmo realizzare un cambiamento.
Inoltre, se fossimo in grado di stabilire in qualche modo delle connessioni emotive positive tra i radicali e le minoranze su un tema capace di connetterli (avendo la stessa età, potrebbero affrontare le stesse difficoltà e problemi: un genitore malato, aver perso una persona cara, nessuna opportunità di lavoro), i pregiudizi svanirebbero.