Incontriamo András Nyirati

I valori e la determinazione di Andras a fare del bene gli sono stati insegnati dalla sua famiglia. Grazie al suo background familiare, non ha mai affrontato difficoltà o limitazioni finanziarie e questo gli ha permesso di sviluppare un senso di responsabilità sociale. Tuttavia, ha faticato a trovare la sua strada nella vita. Ha studiato diversi argomenti e discipline, ma non riusciva mai ad impegnarsi completamente in quegli ambiti. Quando divenne un attivista per Amnesty International, capì che ‘era esattamente questo’ il settore in cui i suoi valori e interessi riuscivano a incontrarsi. Cominciò a frequentare corsi di formazione su temi legati ai diritti umani e scoprì che l’educazione in merito ai diritti umani era la sua passione. Successivamente fondò la sua organizzazione, la fondazione “Power of Humanity”, impegnata nello svolgimento di attività relative l’educazione dei diritti umani e di sensibilizzazione. Egli sostiene che il suo compito consiste essenzialmente nello spiegare alla gente il tipo di mondo in cui egli stessio crede e nel quale vuole vivere.
Il momento rivelatorio
La prima volta che egli ricorda di essersi battuto contro un attacco razzista è stato quando, all’età di 6 anni, difese un compagno di classe rom accusato di aver rubato una penna d’oro di un altro compagno di classe. Non appena si accorsero che la penna mancava, l’intera classe accusò il bambino rom e, poco dopo, András comprese di essere il solo a sostenere l’innocenza del suo amico. Tuttavia, sotto la pressione delle domande del maestro, il suo amico ammise di aver rubato la penna. András si sentì in conflitto, frustrato e arrabbiato. Capì soltanto dopo le diverse realtà e le difficoltà che il suo amico aveva dovuto affrontare. Ha descritto questo episodio come un’esperienza a cui ancora oggi pensa spesso che gli ha permesso di aprire gli occhi e di capire quanto questi problemi siano complessi e quanto sia importante dimostrare alle persone comprensione ed empatia, indipendentemente dai loro errori passati, dando loro una seconda possibilità.
D’altra parte, András ha sottolineato di non essere mai stato discriminato. Questa è una delle principali difficoltà che incontra nel suo lavoro, dal momento che ciò mina la sua credibilità e autenticità.
La prima vittoria
Un’esperienza decisiva, anche se non la sua prima vittoria, si verificò quando si trovò a svolgere un seminario per giovani studenti delle scuole superiori sui diritti umani. Alcuni di loro stavano attraversando una fase in cui simpatizzavano per l’estrema destra e per le idee nazionaliste e razziste, sostenendo apertamente le loro convinzioni nel corso del seminario tenuto da András. Invece di essere cinico, András scelse di adottare un approccio diverso: chiese alla classe, e soprattutto a questi giovani, ciò che li rendeva orgogliosi di essere degli ungheresi. I giovani non riuscirono a pensare a qualcosa di specifico e secondo András ciò rappresentò un’esperienza di apprendimento molto educativa per loro.
Un’altra esperienza importante per lui fu quando, guidando la propria auto insieme a un suo parente e alle sue due figlie, passò accanto a una donna che indossava un hijab, probabilmente una studentessa internazionale dell’università locale, alla vista della quale il membro della sua famiglia disse: “Io non sono razzista, ma ciò che questi musulmani stanno facendo alle donne …” András pensò di non farsi coinvolgere in questa conversazione, ma realizzando che le sue figlie stavano ascoltando, decise di rispondere al proprio parente adottando un approccio calmo e umile e raccontò loro la storia di un suo personale incontro con una donna ungherese musulmana, la quale gli parlò del suo rapporto con la religione. Sapeva che non avrebbe convinto il membro della sua famiglia, ma la conversazione si concluse adottando un diverso punto di vista, mostrando così un’alternativa e condividendo una sua esperienza personale.
Gli incidenti di percorso
András ha condiviso una serie molto dettagliata di proprie sconfitte, fornendo alcuni esempi concreti e considerazioni generali.
Uno dei primi casi da lui presentati riguardava il periodo in cui si unì al gruppo di attivisti di Amnesty International, quando sentì la necessità di riflettere sui propri pregiudizi. Lui e i suoi amici attivisti parteciparono a un festival di Amnesty e la sera stessa andarono a una festa molto affollata. Guardando il gruppo di persone che lo stava spingendo, si rese conto che era un gruppo di persone omossessuali. Si sentì molto frustrato, non solo a causa del fatto di essere spinto, ma anche perché le persone che lo spingevano erano delle persone omosessuali. In seguito, dovette riflettere sui propri pregiudizi e preconcetti, rendendosi conto che, essendo un attivista per i diritti umani, una tale reazione era ingiustificata. Spesso le persone pensano di non avere pregiudizi, ma è importante rendersi conto che tutti noi ne abbiamo. La domanda è: in che modo li utilizziamo e se lavoriamo e riflettiamo su di essi in maniera costante. Inoltre, è importante incontrare delle persone in possesso di diverse esperienze di vita e provenienti da ambienti diversi, poiché tali incontri possono favorire l’eliminazione dei pregiudizi.
Un’altra sconfitta personale fu quando partecipò a un dibattito sulla crisi dei rifugiati. Era un membro della commissione insieme a qualche sostenitore dell’estrema destra, pertanto la discussione si accese rapidamente. Era il momento in cui la Germania stava tirandosi indietro riguardo la questione dell’apertura dei propri confini e a causa di ciò András sentì tradite le sue convinzioni, dal momento che credeva di trovarsi nella parte del mondo a sostegno del valore della solidarietà. Al dibattito prese parte una giovane donna del pubblico, la quale disse di avere paura di potere essere violentata dai rifugiati e dai migranti. A tal proposito, András le rispose che in termini statistici avrebbe fatto meglio a preoccuparsi della cerchia di persone a lei più vicina. Egli ha vissuto questa esperienza negativamente, reputandola una delle sue più grandi sconfitte, dal momento che nell’intento di battersi per ciò che reputava fosse corretto, si era dimostrato aggressivo e non era riuscito a far cambiare idea alle persone in merito alla questione in oggetto
Egli ha anche raccontato a proposito di un suo amico violento verso la propria ragazza. Quando assistì a uno di questi episodi di violenza, András decise di parlare al suo amico, tuttavia egli afferma oggi di sentire di non avere aiutato a sufficienza quella ragazza, ritenendo che avrebbe potuto fare di più. In quell’occasione, egli era consapevole che quello a cui aveva assistito non era stato un caso isolato, tuttavia non prestò sufficiente aiuto alla ragazza.
In termini di sconfitte, in generale ritiene che a volte sia difficile sapere quando sia il caso di intervenire. Ad esempio, quando qualcuno racconta una barzelletta, oppressiva o umiliante verso un determinato gruppo sociale, teme sempre di essere una di quelle persone che non sanno stare allo scherzo. D’altra parte, è un problema se, quando queste cose vengono dette ad alta voce, non vi sia alcuna reazione o non vi sia nessuno che spieghi alla gente perché ciò rappresenta un problema. Quando ci ripensa, crede che forse avrebbe fatto meglio a dire qualcosa. Scegliendo di non parlare in queste occasioni, sente di avere commesso un errore. In generale, pensa che spesso gli manca il coraggio di lottare per ciò in cui crede. Allo stesso tempo, è anche importante sapere quando è meglio lasciare perdere, sopratutto per la propria sanità mentale pure.
L'estremismo spiegato ad un bambino di 5 anniold
András sostiene di essere un radicale tanto quanto lo sono i sostenitori dell’estrema destra. Ma invece di supportare l’odio, egli si batte per favorire l’accettazione e la tolleranza. La questione della libertà di espressione e della libertà di parola secondo lui è un argomento ricorrente in questo genere di dibattiti. Egli ritiene, tuttavia, che ciò che si dice o si fa non dovrebbe mai risultare minaccioso o ferire qualcuno. “La mia libertà finisce dove inizia quella altrui”. Egli ritiene che questo sia il modo in cui il diritto alla libertà in generale funzioni. Lui vive per una società che sia vivibile per tutti. L’estremismo comincia a partire dal definirsi in opposizione agli altri – questo può portare a provare odio e a commettere atti di violenza. Egli dice alle sue figlie che vorrebbe che tutti nella loro diversità (non importa chi sono) possano essere felici e sentirsi soddisfatti. Egli consiglia loro di conoscere nuove persone, altrimenti potrebbero perdere l’occasione di incontrare persone interessanti e conoscere punti di vista alternativi.
L'estremismo spiegato a parenti e amici
Non parla di questi problemi con la sua famiglia, all’interno della quale tutti possiedono dei punti di vista politicamente diversi tra di loro. I suoi amici intimi, d’altra parte, sono persone che pensano in modo simile a lui, mentre ha perso i contatti con quelle persone aventi opinioni significativamente diverse dalle proprie. Ammette che a volte ha bisogno di questa bolla, dal momento che il suo compito consiste nell’uscire da questa sua bolla. Sente il bisogno della calma derivante dal non dover discutere con il prossimo tutto il tempo. Questo è anche il motivo per cui non discute più di questi temi con la sua famiglia.
Confessioni di un'instancabile attivista
Egli si reputa un idealista e ritiene che questa sia la sua vocazione. Bisogna possedere una motivazione morale di base che spinga a trattare gli altri come questi vorrebbero essere trattati. Siamo tutti uguali e abbiamo tutti pari diritto alla dignità. Anche se l’obiettivo di tutti è quello di usufruire delle stesse opportunità e di essere trattati allo stesso modo, questo potrebbe, tuttavia, non essere realizzabile, pertanto abbiamo bisogno di sforzarci per raggiungere questo obiettivo comune. Tutti devono impegnarsi a tal proposito.
Suggerimenti per gli attivisti indecisi
1. È importante che le vostre azioni siano coerenti con le vostre parole. Si tratta di una questione di credibilità.
2. Per imboccare questa strada, è necessario avere coraggio. Diventa sempre più facile dopo il successo delle prime azioni.
3. Egli crede nella non violenza. La violenza non deve mai rappresentare il mezzo per raggiungere i vostri obiettivi, anche se le vostre intenzioni sono buone.
4. Non usate le vostre emozioni quando discutete, parlate invece delle vostre storie ed esperienze personali. Queste possono rivelarsi molto potenti e non potranno mai esservi portate via o rivolte contro di voi.
5. Trovate il modo di incontrare nuove persone, al fine di imparare da loro nuove prospettive e nuovi punti di vista.
Risposte opportune in situazioni scomode
1. Quando vi sentite seriamente minacciati, è necessario che voi vi poniate in una posizione esterna alla situazione. È importante avere un meccanismo di auto-protezione. In alcune circostanze (di cui bisogna essere consapevoli) è bene lasciare perdere e di farsi coinvolgere dalla situazione.
2. Preparatevi per tali situazioni in anticipo.
3. Non provocate conflitti ingiustifici, non aumentate le probabilità di ricorrere alla violenza, concentratevi sulla sensibilizzazione e sulla comunicazione.
4. Riconoscete le esperienze degli altri, anche se non siete d’accordo con le conclusioni a cui queste portano. Non trascurate i sentimenti altrui!
Sfida l'attivista che è dentro di te
Trovate i vostri alleati! Gli eroi solitari diventano martiri e questo non rappresenta un comportamento costruttivo. Agire da soli è impossibile, perciò trovate delle persone che condividano la vostra stessa prospettiva e formate una comunità. In questo modo sarà più facile anche per gli altri partecipare.