Incontriamo Adrian Szelmenczi
Da oltre 15 anni Adrian Szelmenczi è attivo nella promozione dei diritti delle minoranze in Romania, concentrandosi in particolar modo sulla minoranza ungherese. Oltre alle attività svolte presso l’ONG, Adrian si è anche dedicato alla ricerca accademica. Attualmente sta conducendo una ricerca sulla conformità della Romania alla Convenzione Quadro per la protezione delle minoranze nazionali.
Il momento rivelatorio
Adrian è cresciuto in una famiglia mista composta dalla madre rumena e dal padre ungherese, perciò il bilinguismo era un fenomeno del tutto normale nel corso della sua prima infanzia. Tuttavia, dopo essere stato iscritto a scuola, cominciò a sentirsi diverso, soprattutto perché l’ambiente era dominato da stereotipi e pregiudizi sugli ungheresi in Romania. Improvvisamente cominciò a prestare attenzione all’ambiente circostante e comprese che la retorica xenofoba e discriminatoria era molto comune nella società rumena. Per esempio, quando aveva 10 anni non riusciva a capire perché uno dei suoi insegnanti sostenesse in modo perentorio che gli ungheresi fossero uno dei più grandi oppressori del popolo rumeno, reputandoli una minaccia per la sicurezza nazionale. Più Adrian veniva esposto a questa atmosfera d’odio ed etichettato come “bozgor” (un umiliante termine rumenoche si traduce con “un uomo senza paese”), tanto più provava in qualche modo vergogna per la prorpia identità e decise volontariamente di parlare solo in rumeno, anche con i membri della sua famiglia. Nonostante questo clima intimidatorio, Adrian afferma di non avere mai avuto paura di essere ungherese, a differenza di altre persone appartenenti alla comunità ungherese. Con il passare del tempo stava quasi per dimenticare la lingua ungherese, ma avrebbe poi corretto questa sua decisione auto-imposta dopo essersi reso conto dell’importanza di rivendicare la sua identità e di battersi per tutte le minoranze oppresse in Romania, tra cui gli ungheresi stessi.
La prima vittoria
Dieci anni fa, Adrian presentò una denuncia formale contro una stazione televisiva nazionale che diede la parola a uno dei principali politici nazionalisti e xenofobi in Romania, che inveiva contro gli ungheresi. Quella fu la prima volta in cui Adrian testò gli organismi di regolamentazione rumeni e la legislazione antidiscriminazione. A quel tempo, la stazione televisiva era stata multata dal Consiglio Nazionale Audiovisivo per la promozione di messaggi xenofobi. Fu l’inizio di un lungo viaggio e da allora Adrian è diventato più rapido nel riportare questi casi alle autorità specializzate.
Gli incidenti di percorso
A volte Adrian fatica a mantenere l’equilibrio tra la dimensione emotiva e quella razionale del suo lavoro. Ammette che qualche volta si lascia trasportare dalle emozioni, soprattutto quando i messaggi di odio e discriminatori sono troppo intensi. In questi momenti vorrebbe essere più razionale e convertire le emozioni negative in atti di denuncia ufficiale incontestabili che sicuramente avrebbero delle conseguenze contro i responsabili dei discorsi di incitamento all’odio.
L'estremismo spiegato ad un bambino di 5 anni
Se dovesse spiegare in cosa consiste la discriminazione ad un bambino Adrian spiegherebbe che nessuno dovrebbe essere trattato in modo diverso o come un essere inferiore semplicemente a causa di alcune caratteristiche che si hanno sin dalla nascita.
L'estremismo spiegato a parenti e amici
Quando deve spiegare ai suoi amici che la Romania non è “il loro paese” e che non spettava a loro decidere come e dove gli ungheresi dovessero vivere, Adrian si serve di una lunga lista di situazioni esemplificative . Questa narrazione nazionalista sta contribuendo al consolidarsi di posizioni estremiste ed è contro i principi fondamentali della convivenza democratica.
Confessioni di un'instancabile attivista
Adrian ritiene di avere il dovere morale di battersi per le minoranze nazionali presenti in Romania e ciò fa parte del suo personale processo di riaffermazione la sua identità. Inoltre, egli è pienamente impegnato nel suo lavoro di attivista, operando con l’obiettivo di impedire che in futuro la gente provi vergogna o si senta presa di mira solo perché percepita come “diversa” o “straniera”.
Suggerimenti per gli attivisti indecisi
Secondo Adrian, chi pensa di non potere mai diventare una vittima di estremismo o di radicalizzazione potrebbe scoprire di starsi sbagliando. Ognuno di noi, in qualsiasi momento della propria vita, può trovarsi a fare parte di una minoranza, divenendo perciò vittima di discriminazione o soggetta ai discorsi di incitamento all’odio. Il modo migliore per evitare tali situazioni è quello di combattere contro gli sviluppi più recenti di questo fenomeno, ma anche di evitare che se ne creino di nuovi.
Risposte opportune in situazioni scomode
Adrian è piuttosto rilassato quando gli viene chiesto delle potenziali reazioni degli estremisti o dei singoli individui radicali alle sue azioni. Secondo lui, se una delle sue azioni innesca un certo tipo di reazione tra i radicali vuol dire che il suo lavoro è stato svolto correttamente.
Sfida l'attivista che è dentro di te
Se quando assistete a un illecito a danno di altri venite facilmente irritati, molto probabilmente l’attivismo potrebbe essere adatto a voi. Se fate parte di una minoranza o siete delle vittime di discriminazione, è importante che voi vi battiate attivamente per difendere i vostri diritti e la vostra identità. Secondo Adrian, ci sono varie forme di impegno altamente necessarie e apprezzate nel settore delle ONG, come il volontariato o anche l’azione di un singolo cittadino interessato che richiede alle autorità nazionali di fare il prorpio dovere impenandosi nella lotta contro la discriminazione e nella sua limitazione. Inoltre, è molto importante sapere chiedere aiuto o azioni mentoring alle organizzazioni della società civile, le quali esistono e sono disposte a fornire il proprio supporto.